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Un martedì di settembre, alle sette di mattina di un’estate da Covid mai iniziata, in contemporanea al risveglio dei Cardelius cardelius e dei Serinus Serinus, i Carabinieri del Cites suonano al citofono del condominio di Parco Primavera, in una periferia come tante dell’hinterland napoletano. Chiedono di Gennaro Esposito, gli devono notificare un’ordinanza cautelare per associazione a delinquere1. Salgono, Gennaro apre la porta, farfuglia qualcosa mentre scorge anche altri nomi accanto al suo, alcuni conoscenti, altri amici, altri più che amici, il suo compagno di banco, legge incredulo rapidamente l’incolpazione e dice in un perfetto italiano al Colonnello torinese del Reparto speciale dell’operazione «Vedi Napoli e… poi vola»: «Ma come? Ci arrestate per degli uccellini? Che sarà mai? Perché non arrestate i delinquenti veri». Questa era (ed è) la percezione dell’uomo comune nei confronti del furto venatorio, anche se commesso in forma associativa. Medesima percezione dell’opinione pubblica, della Polizia Giudiziaria non specializzata, dei cattedratici della parte Speciale del Diritto Penale, dei Media ma anche della stessa Autorità Giudiziaria, spesso recalcitrante a fare indagini su questi reati considerati minori, di poco appeal, tant’è che quella di cui parliamo è la seconda misura cautelare di questi tipo mai fatta in Italia2…..Continua a leggere

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