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Il saggio analizza le Nachtwachen (1804), pamphlet satirico attribuito ad August Klingemann, autore enigmatico e direttore del teatro di corte a Braunschweig nella Germania del periodo romantico. L’opera,
narrata da Kreuzgang – un inquietante guardiano notturno e voce narrante – intreccia filosofia, critica sociale e giuridica, nichilismo e ironia, proponendo una riflessione radicale sull’uomo moderno, la giustizia, il potere e l’arte. Il testo è esaminato da una prospettiva giuridico-penale, con attenzione agli abusi del diritto criminale nell’epoca pre-unitaria tedesca. Emergono una feroce parodia della normativa vigente (come la Constitutio Criminalis Carolina) e una critica lucida all’arbitrarietà dei giudici e alla vacuità delle istituzioni. L’autore invoca una concezione del diritto come strumento umano e non dogmatico, legato all’etica e al servizio della verità, anticipando temi di grande attualità filosoficogiuridica.
Parole chiave: Nachtwachen, Klingemann, Carolina
This essay examines Nachtwachen (1804), a satirical pamphlet attributed to August Klingemann, an enigmatic writer and court theatre Braunschweig court director in Romanticera. Narrated by Kreuzgang – a ghostly night watchman and the novel’s narrator – the work blends philosophy, legal and social criticism, nihilism and irony to deliver a radical reflection on modern man, justice, power and art. The text is interpreted through a legal-criminal lens, focusing on the abuses of criminal law in pre-unification Germany. It offers a biting parody of normative systems such as the Constitutio Criminalis Carolina, and a sharp critique of judicial arbitrariness and institutional hollowness. The author envisions law not as a dogmatic science but as an ethical, human-centered discipline in service of truth, anticipating many issues at the heart of contemporary legal philosophy.
Keywords: Nachtwachen, Klingemann, Carolina