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Oltre un ventennio addietro, in un breve saggio sul tema dell’Agricoltura e la pubblica felicità circa la intrapresa di “straordinaria importanza” costituita dalla “fondazione della Colonia di San Leucio”, proprio un’indicazione di Antonio Tisci, autore del bel volume qui proposto, consentiva di annotare che, accanto alla trattazione fattane da Giovanni Tescione nel 1932,

anche Adolfo Pannone nel 1922 aveva pronta per le stampe una ricostruzione che metteva in risalto il significato politico-economico che aveva avuto l’iniziativa; tuttavia gli eventi del Paese e la comparsa del libro del Tescione ne sconsigliarono la pubblicazione1.

Ora, è appunto da questa non innocua valutazione circa una sostanziale interferenza perpetrata un secolo addietro nei confronti di una ricostruzione storica evidentemente non gradita al potere di turno che prende le mosse la ricerca di Antonio Tisci su La via della seta nel Regno di Napoli, connotata, a mio avviso, di grande interesse per l’attualità. Lo Studioso non ci propone, infatti, la mera, fredda analisi esegetica di un documento o di un testo, ma ci presenta una lettura scientifica partecipata di una vicenda, assumendo una chiara presa di posizione rispetto ad un nodo di estrema attualità nella sua valenza politica discriminante. In una congiuntura di riforme quale modello privilegiare? Senza sconvolgere il quadro pregresso, come avviene a seguito di una rivoluzione, eppur radicalmente trasformandolo, quali margini si offrono alle novità che non costituiscono un mero ritocco dell’esistente? Un disegno significativo di cambiamento, senza il previo abbattimento delle strutture consolidate, va ascritto alla dimensione dell’utopia o dell’esperienza che prelude ad un effettivo mutamento?……Continua a leggere

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